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Sessanta Secondi.

Pace e bene!

Dopo una lunga assenza eccomi nuovamente ad aggiornarvi della vita di noi Monaci e soprattutto degli insegnamenti del nostro Maestro.

Il mio silenzio non dia da pensare che in questi mesi la scuola sia stata chiusa, anzi le lezioni di Taiji e di Bioenergetica Emozionale hanno seguito il loro regolare corso. Avete ben notato però dalle foto pubblicate sul sito e sulla pagina Facebook che noi Monaci siamo stati impegnati in lavori che hanno trasformato completamente il nostro Monastero e per questo motivo non sono riuscita a dedicarmi allo scrivere.

Ora non posso certo riportarvi due mesi di lezioni, ma riprendo il mio scrivere da quella di martedì sera.

Ogni lezione che il nostro Maestro trasmette è sempre legata ad una situazione particolare che si è verificata nella quotidianità di noi Monaci ed è dunque uno strumento per aiutarci ad affrontarla e risolverla in modo autonomo.

Martedì sera ha dimostrato l’efficacia del Taiji non solo come arte marziale, cosa già ben nota, ma ha sottolineato in modo molto evidente che il Taiji se applicato come si deve, permette di estirpare quei pensieri che causano malesseri interiori e di conseguenza fisici.

Ha esordito proprio così in lezione dopo un prolungato silenzio:“Quanto può influire un episodio negativo sulla psiche e sul corpo?”

La risposta è giunta da un’allieva che sta vivendo un momento difficile nel suo percorso e proprio da un certo evento si è spenta la sua solarità e la sua bellezza interiore, tanto da iniziare ad accusare malesseri fisici ogni giorno più forti.

Il Maestro ha proseguito: “Ci vuole un minuto o meglio ci vogliono 60 secondi, per risolvere il problema. Mi darete del matto, ma un minuto non è la stessa cosa di 60 secondi. Provate a contare un minuto, provate! Impossibile vero! Per contare un minuto bisogna contare per forza i sessanta secondi. E come avrete ben notato il tempo dell’orologio non è il nostro tempo, pensate a quando eravate a scuola e arrivavano i famosi ultimi 5 minuti, non passavano proprio più, poi invece quando si fa un qualcosa che piace il tempo scorre velocissimo.

Viviamo una vita condizionati dall'orologio, viviamo “i nostri tempi scanditi dal tempo”, la vita è legata all'orologio.

Poi accadono episodi che ci cambiano completamente e mentre quelli belli passano inosservati, quelli brutti vengono fissati dentro di noi e permettiamo loro di agire, di trasformare la nostra fisionomia, di spegnere il nostro sguardo e la nostra luce. Ma ci vogliono solo 60 secondi per cambiare e soprattutto credere che ciò sia possibile.

Questo è il momento per dire stop.

Contate i secondi, associateli e radicateli sul corpo e per ogni secondo visualizzate il perché del male, il minuto così diventerà lunghissimo e il tempo sarà vostro:

primo secondo: capisco da dove è partito il problema

secondo secondo: accetto la situazione, ma posso cambiarla?

terzo secondo: capisco dove e perché sono stato colpito …

E così si va avanti ponendosi altre cinquantasei domande perché all’ultimo secondo con convinzione si toglie il male, lo si cancella da sé come se non fosse mai esistito.

Le domande da porsi devono permettere di aprire il quadro generale della situazione davanti a sé, affinché sia fatta luce completa su tutti i suoi particolari.”

Poi come passando ad un altro tema apparentemente distaccato dal contesto ha posto un altro quesito: “Qual è la differenza fra fare Taiji e fare il Taiji?”

I sessanta secondi erano sempre i protagonisti indiscussi del suo agire: erano il filo conduttore del suo insegnamento. Ha preso “in strangolamento” uno dei Monaci donna con una presa che non le lasciava la possibilità di respirare. Il tempo era contato prima di perdere i sensi: doveva uscire assolutamente da quella presa, ma il panico, l’assenza di lucidità stava per aver la meglio, quando seguendo le brevi indicazioni del Maestro che la portavano ad ascoltarsi è riuscita a liberarsi, sfruttando a suo favore la forza del Maestro ritorcendogliela contro.

Il modus operandi dei sessanta secondi è veramente lento, ma è necessario ed indispensabile per imparare ad ascoltarsi, a comprendere da dove proviene l’attacco, il come viene applicato, quali le possibilità di azione per uscirne ed eliminare così il pericolo. Ecco che tutto quel processo lungo sessanta secondi nel momento del bisogno effettivo si risolve nel vuoto interiore, nell’analisi immediata fredda e distaccata di ciò che sta accadendo, per poi sempre nell’immediato l’applicazione veloce, efficacie e senza via di scampo per l’aggressore.

Come sempre il nostro Maestro mi stupisce: è la prima volta che in diciassette anni mi insegna tutto ciò.

Essere Monaci è ben diverso dal praticare un corso di Taiji, è fare del Taiji la propria vita, il proprio respiro, è diventare Taiji e per tutto ciò occorre certamente ….. TEMPO!

Pace e bene!

Maestro Laura

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