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L'osservazione

Non può esserci vero Taiji senza spirito d’osservazione!

La quotidianità è campo d’addestramento per sviluppare la nostra percezione, perché poi arrivati in sala ci pensa il Maestro a testare il lavoro personale svolto. In base alla costanza, all’applicazione e all’intenzione di crescere e migliorarsi cresce pure la nostra sensibilità e si acuisce l’intuizione, tanto che pur cambiando i parametri, come per esempio l’esercitarsi al buio, l’esito può solo che migliorare.

Ma è fondamentale l’osservazione!

Come al solito il Maestro prende d’esempio il suo “laboratorio scientifico vivente”, suo nipote Altair di 1 anno, che proprio in questi ultimi mesi sta dando prova di grande osservazione, visto che continua a cambiare punto di vista della realtà che lo circonda: dalla posizione eretta passa repentinamente a quella sdraiata, per poi rialzarsi e mettersi a testa in giù e guardare indietro fra le sue gambe. Queste sono solo alcune delle strategie che adotta per “impadronirsi” di più dati possibili. La sua sana curiosità di conoscere ed apprendere lo porta a sperimentare sistemi sempre nuovi. E’ questo che rende speciali i bambini della sua età, ma non solo: Altair ha una sensibilità così estremamente acuta, che riesce a percepire l’energia emanata da più persone che lo osservano e il suo modo di comportarsi cambia visivamente ricercando protezione fra le braccia materne. Altair sin da piccolissimo ha sempre presenziato alle lezioni del Maestro, agli allenamenti pomeridiani dimostrando grande spirito di osservazione e soprattutto la voglia di provare a fare quello che facciamo noi più grandi, sempre seguito da parte nostra con la dovuta cautela e protezione.

Noi adulti però siamo proprio un disastro: abbiamo perso quella spontanea ricettività, legandoci giorno dopo giorno ad un mondo di fredda e limitata razionalità e monotonia.

Il Taiji che insegna il nostro Maestro e ribadisco e sottolineo come lo insegna il nostro Maestro, ha una potenzialità assoluta di farci scoprire quelle caratteristiche innate che anche noi possedevamo: il Taiji non può essere assolutamente e meramente solo tecnica, perché sarebbe svuotato della sua essenza trasformatrice e rigeneratrice.

Il Taiji è la porta che da’ all’universo che è dentro ciascun essere umano, alla sua interiorità, alla sua natura più vera e genuina, dunque alla sua essenza.

Abbandonare gli schemi consueti e conosciuti è cosa ardua per chi realmente non desidera trasformarsi in un essere migliore e il cammino non è certo indolore, ma il cambiamento concreto che vedono i miei occhi nella mia persona e nei miei Fratelli non può lasciarmi certo indifferente. Cresce sempre più la convinzione che il vero Taiji può essere insegnato solo da un vero Maestro che prima di tutto ha svolto un grande lavoro su di sé, passando anche lui per momenti bui tanto da annullarsi autonomamente. Il nostro Maestro per anni si è dedicato completamente agli altri e ha trascurato apparentemente se stesso: come nel Taiji ci sono le leve che non si vedono così il suo lavoro agli occhi di tutti era uno ben preciso, ma i suoi risvolti in verità erano molteplici, silenziosi ed invisibili. Passi necessari per la sua crescita ed evoluzione, anche se determinati passi hanno fatto sì che certe persone intorno a lui perdessero la stima nei suoi confronti. Anche la frattura della caviglia lo ha tenuto lontano dalla pratica del Taiji per lungo tempo, ma l’onda che muore ricresce e come la fenice si risorge dalle proprie ceneri.

Lunedì sera infatti prima della lezione aggiuntiva di Bioenergetica ho praticato il Taiji col Maestro e al termine dei quattro Lu mi è venuto incontro con un sorriso e una gioia che non gli ho mai letto dentro. Mi ha sinceramente spiazzato sì tanta apertura e sì tanta genuina condivisione. Finalmente la caviglia non gli ha dato i soliti problemi d’instabilità, finalmente sentiva di esprimere il Taiji, la sua Arte, come quando era veramente in forma. Giorno dopo giorno sta recuperano il vigore, la sua elasticità, la sua eleganza tanto che le materassine, solite a scricchiolare sotto i nostri piedi, hanno taciuto completamente al suo passaggio.

“Voglio tornare a fare Taiji senza calpestare l’erba!”

Quest’affermazione ha brillato non solo nella sua voce, ma i suoi occhi, tutto di sé espandevano la consapevolezza delle sue potenzialità. Non è stato solo un desiderio, che rivelatomi in un colloquio il giorno dopo, mi ha fatto comprendere che la sua pratica va ben oltre a ciò che io ho visto con i miei occhi da quando lo conosco. Mi ha trasmesso in quelle precise parole l’obiettivo molto forte che si è prefissato di raggiungere per essere nuovamente e pienamente se stesso!

La sua Arte, il Taiji, lo ha plasmato e lui si è lasciato plasmare, si è fatto pervadere completamente dal suo soffio, l’ha abbracciata consapevolmente come Via di trasformazione interiore, affinché il suo destino si compia e possa con il suo insegnamento essere uno strumento importante per il cambiamento di questo mondo.

Mi sento veramente fortunata ad essere sua allieva e dunque testimone di questo frangente di percorso che da 17 anni condivido con lui.

Ora il Taiji sta aprendo nuove porte, sempre più profonde, sempre più vicine all’anima e mi sento di correre per stare al suo fianco e scoprire cosa ci riserverà quest’incredibile Arte!

Pace e bene!

Maestro Laura

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